Fine della fase diocesana della
Causa di Beatificazione e Canonizzazione
del servo di Dio don Luigi Sturzo
Omelia di S. E. Mons. Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale
e Presidente della Commissione storica per la causa di Beatificazione e Canonizzazione.
Roma, 24 novembre 2017
Eccellenza Reverendissima, carissimi Confratelli,fratelli e sorelle amati dal Signore
In questa celebrazione eucaristica siamo riuniti per ringraziare il Signore per la fine della fase diocesana della Causa di Beatificazione e Canonizzazione del servo di Dio don Luigi Sturzo
Dobbiamo rendere grazie al Signore per aver donato all’Italia e alla Chiesa il servo di Dio don Luigi Sturzo che è stato assieme un uomo di Dio e una sacerdote che si è fatto annunciatore e testimone dell’amore di Dio verso gli uomini.
Desidero ringraziare tutti coloro che hanno promosso e si sono interessati di portare a termine la causa di beatificazione: i promotori,i postulatori,i membri della Commissione storica , il Vicario Giudiziale, il Giudice Istruttori e gli Officiali del Tribunale Ecclesiastico di Roma, i testimoni , il Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo,l’Istituto Luigi Sturzo di Roma.
Oggi la parola di Dio ci parla del tempio,segno della presenza di Dio , della sua alleanza e della sua fedeltà, che esiste «per adorare Dio».
Il passo tratto dal primo Libro dei Maccabei (4, 36-37. 52-59) parla della riconsacrazione del tempio compiuta da Giuda — e dal brano evangelico di Luca che racconta la cacciata dei mercanti dal tempio (19, 45-48).
Giuda Maccabeo, dopo la vittoria, pensa al tempio che dopo la profanazione da parte dei pagani vuole riconsacrare il perché lì sia data gloria a Dio. Il tempio è il luogo dove la comunità va a pregare, a lodare il Signore, a rendere grazie, ad adorare..
Nel brano del vangelo di Luca, anche Gesù purifica il tempio». Ma lo fa con la «frusta in mano». Si mette a scacciare «gli atteggiamenti pagani, in questo caso degli affaristi che avevano trasformato il tempio in un mercato. Gesù purifica il tempio ammonendo: «Sta scritto: la mia casa sarà casa di preghiera.
Gesù se la prende con chi “mercanteggia” con le cose di Dio.
Don Luigi Sturzo con tutta la sua vita ha affermato il primato di Dio e non ha mercanteggiato con le cose di Dio, ma ha pagato di persona per il suo impegno per la verità,la libertà, la giustizia, l’amore e la pace.
Egli ha vissuto una spiritualità incarnata nel contesto sociale del suo tempo ed ha esercitato la sua carità pastorale attraverso un impegno culturale, sociale e politico d’ampio respiro, animato dalla fede cristiana e ispirato al motto paolino, rilanciato da Pio X, di instaurare omnia in Christo.
«Nella mia vita – affermò – ho chiesto incessantemente al Signore di essere sempre e soltanto, ovunque sacerdote, “alter Christus”».
Facendo un bilancio della sua vita don Luigi scrisse:” A guardare un passato che non torna, posso ben dire di aver servito con rettitudine ed ardore una causa non indegna di un sacerdote cattolico, quando all’amore e al servizio per la patria ho unito quell’ideale cristiano ed umano della pace, della elevazione dei lavoratori nella collaborazione fra le classi, delle libertà politiche quali garanzie di bene e di progresso, della ricerca della verità negli studi storici e sociologici, della difesa dei diritti della persona umana di fronte ad uno statalismo che invade anche il campo sacro della coscienza e della religione”.
Il Card. Angelo Amato in una omelia tenuta a Caltagirone disse:” Senza voler in alcun modo anticipare il giudizio ufficiale della Chiesa, devo però confessare che la lettura della vita e degli scritti di Sturzo ha costituito per me una piacevole sorpresa, facendomi scoprire uno straordinario ministro di Dio, che ha coniugato vangelo e politica, traducendo il suo ministero sacerdotale in carità politica. E’ un vero peccato che don Sturzo resti ancora poco conosciuto in Italia, quasi confinato in una sorta di secondo esilio”
Don Luigi Sturzo, concepì la santità come qualcosa che tende ad abbracciare tutta l’esistenza.
Egli da Londra il 19 aprile 1933 scrive al fratello vescovo :”vorrei essere santo, ma la via è lunga e io vedo che non progredisco e chissà che non vado indietro. Tu preghi per me, e te sono grato assai; nella comunione delle preghiere vi è un conforto reciproco per una più’ intensa vita spirituale”[1].
Luigi Sturzo reputa necessaria per il sacerdote una vita di continua santificazione, di unione con Cristo, vissuta in prima persona, per costruire insieme agli altri una Chiesa santa.
A proposito del rapporto con Gesù Cristo scrive: «Ciò che è meraviglioso è che Cristo non opera da solo; egli ha voluto gli uomini suoi cooperatori, e a mezzo di essi perpetuare l’opera di redenzione nei secoli. Onde ben dice S. Paolo: «completo nella mia carne quel che manca alle sofferenze di Cristo a pro del popolo suo che è la Chiesa» (Col. 1,24). Ministri e fedeli tutti portiamo a compimento la passione di Cristo, cioè l’applichiamo nel tempo e nello spazio in ciascun di noi e nella stessa vita sociale. É difficile nell’apprezzamento comune tenere distinte l’azione del Cristo nella Chiesa, che è invisibile, dall’attività dei suoi ministri e fedeli nella società, che è visibile; e allo stesso tempo vederne lo spirituale che è permanente e vivificante, distinto dal temporale che è transitorio e si perde col tempo»[2].
Egli dimostra un amore fedele e appassionato per Gesù Cristo. Così scrive:«Ciò che è necessario è la comunione con Dio, attraverso Cristo[…]La vita è seguita da Cristo, che non viene a distruggere la natura umana ma a rafforzarla e ad elevarla all’ordine soprannaturale. »[3]
La sua fu una vita cristocentrica, permeata di continua contemplazione, che trovò nella celebrazione eucaristica il suo culmine di intimità con Dio e che scaturiva in una continua preghiera che accompagnava la sua opera sacerdotale, nell’abnegazione di se stesso, per aprire spazi alla presenza di Dio nella vita di ogni giorno.
Egli concepisce la sua attività sociale e politica come esigenza e manifestazione dell’amore cristiano: non valore astratto, ma principio ispiratore dell’azione concreta.
L’amore di Sturzo per i poveri non è un epidermico sentimento di filantropia, né è dettato da un superficiale sentimentalismo, ma è un fatto consapevolmente cristiano fondato sulla “fratellanza comune per la divina paternità”.
Egli collega l’ordine naturale con quello soprannaturale e vede nella giustizia e nell’amore dei valori che i cristiani, con l’aiuto e l’esempio di Cristo, hanno il compito di realizzare nella storia.
Da queste premesse egli concepirà l’impegno politico come dovere morale e atto d’amore.
Il compito di “informare” cristianamente la vita sociale e politica, per Sturzo, appartiene soprattutto ai laici cristiani che, attraverso il proprio impegno vissuto attuano gli insegnamenti sociali della Chiesa, elaborando una sintesi creativa fra fede e storia, che trova il suo fulcro nell’amore naturale vivificato dalla grazia divina.
Il card. Camillo Ruini nell’Editto col quale annunciò l’ inizio della causa di canonizzazione affermò che don Luigi Sturzo è :” uomo di Dio, dotato di grande impegno e di iniziative eccezionali, di carattere forte e dalla volontà tenace,”[4] che nella piena fedeltà al suo carisma sacerdotale e nell’obbedienza costante alla Chiesa “seppe infondere nei cattolici italiani il senso del diritto-dovere della partecipazione alla cosa pubblica al servizio della verità e dei più deboli, mediante l’applicazione dei principi della dottrina sociale della Chiesa”[5].
«Ciò che è al di sopra di tutto colpiva in lui – ha scritto Jaques Maritain – era la pace dell’anima, la fiducia soprannaturale e una straordinaria serenità la cui sorgente era nascosta in Dio. Si percepiva che egli riceveva la forza della sua missione sacerdotale e dall’offerta nella quale donava se stesso offrendo Gesù Cristo. Sacerdote innanzi tutto, egli non aveva difficoltà a mantenere intatti, in mezzo alle agitazioni politiche il suo ministero sacerdotale e la sua vita interiore. In lui l’attività temporale e la vita spirituale erano tanto più perfettamente distinte perché intimamente unite, nell’amore e nel servizio di Cristo» [6].
In questa celebrazione eucaristica, vogliamo chiedere al Signore che ci conceda, per intercessione del servo di Dio don Luigi Sturzo, di essere promotori di una cultura ispirata dalla fede cristiana, operatori di giustizia e di pace , impegnati a coltivare un’autentica spiritualità ispirata dall’amore verso Dio e verso il prossimo.
[1] Lettera di Luigi a Mario in L.STURZO-M. STURZO, Carteggio, vol. III, Ed. Storia e letteratura, Roma 1985. , 202.
[2] L: STURZO, Problemi spirituali del nostro tempo,cit.68-69.
[3] Cit. in F. D’AMBROSIO, Pensieri religiosi di Luigi Sturzo, Napoli, Ed. di Politica Popolare 1961,15.
[4] Cfr. Rinascimento Popolare 3, 2002,7.
[5] L’Osservatore Romano, 22-23 novembre 1982,3.
[6] J. MARITAIN, Hommage à Don Sturzo in F. DELLA ROCCA, Itinerari sturziani, Edizioni di Politica popolare, Napoli 1959, 9.