In occasione del VII Cammino diocesano delle Confraternite
Carissimi Confrati e carissime Consorelle, vi saluto con grande affetto. Saluto e ringrazio il signor Sindaco, sempre molto disponibile e accogliente, con lui saluto le autorità civili presenti; un ringraziamento particolare ai Carabinieri, alla Polizia Locale, alla Protezione Civile, alla Croce rossa e a quanti si sono presi cura della nostra sicurezza. un ringraziamento particolare al Parroco, don Carmelo e a tutta la comunità parrocchiale per il prezioso lavoro svolto per preparare questa bella accoglienza, in sinergia con il nostro Ufficio diocesano per le Confraternite.
L’appuntamento annuale di questo VII Cammino diocesano, mi piacerebbe lo vivessimo sempre più come segno di ciò che le Confraternite sono chiamate ad essere nella nostra Chiesa monrealese: uomini e donne, giovani e meno giovani che camminano insieme, non per fare una passeggiata in compagnia, nemmeno per far prendere aria a statue, stendardi o effigi preziose di cui, spesso con grande devozione e serietà, vi sentite responsabili e custodi, ma neanche semplicemente per “mantenere vive le tradizioni di un paese”. Piuttosto, questo “camminare insieme delle confraternite”, è segno del vostro compito ad essere profeti del Regno di Dio. Sì, questo camminare insieme, è segno di una profezia che, come confraternite, dovete fare vostra.
Come ha ricordato San Paolo nella seconda lettura, ognuno di noi e voi oggi carissimi confrati e consorelle, siamo «benedetti», «scelti» «per essere santi e immacolati nella carità». Ogni Confraternita o Congregazione è strumento, mezzo, che accompagna il cammino di santità personale attraverso la testimonianza della carità. È questa la profezia di cui siete debitori alla Chiesa e al mondo.
Vorrei raccogliere, dalla testimonianza del profeta Amos ricordataci dalla prima lettura, due caratteristiche del profeta che vi consegno. Chiedo a don Giuseppe Vasi e a don Calogero Latino, responsabili dell’Ufficio diocesano per la Confraternite, di trarre da questi spunti applicazioni concrete da riproporre a tutte le nostre Confraternite, anche quelle che non hanno potuto essere presenti, perché ne facciano motivo di preghiera e di azione.
1] Amos svolse il suo servizio profetico verso la metà dell’VIII secolo a.C., un tempo di grande sviluppo economico, accompagnato però da un gravissimo malessere sociale e religioso. Il profeta non si accontenta di vedere il tempio pieno di devoti, egli giudica intollerabile l’esagerata differenza fra il lusso dei ricchi commercianti e la miseria dei poveri contadini. Denuncia: c‘è chi possiede case lussuose ed anche una casa per l‘inverno e una per l’estate, mentre altri non hanno neppure il mantello con cui coprirsi; gli usurai costringono il povero a impegnare persino la propria persona; i bottegai alzano i prezzi a scapito dei poveri; le tasse governative colpiscono pesantemente soprattutto le classi più deboli; i magistrati sono legati ai potenti e non difendono i poveri; anche i sacerdoti non prendono le difese dei poveri, attaccati come sono al loro benessere, sono troppo deboli per opporsi ai ricchi che affollano il tempio e portano offerte abbondanti.
Attenzione: Amos non è un riformatore sociale, né un rivoluzionario, ma è un profeta di Dio, incaricato di tenere alto l’onore del Signore: egli predica la conversione a Dio, non un nuovo ordine socio-politico. Il cristiano non può non occuparsi di queste questioni, perché la conversione, esige che si denuncino tutti gli egoismi, da qualsiasi parte provengano o ne vengono giustificati. Il profeta interviene per l’onore di Dio, “infatti la gloria di Dio è l’uomo vivente” scrive Sant’Ireneo di Lione.
Carissimi, come Confraternite avete il dovere di farvi carico di ogni ingiustizia e di denunciarla! Laddove una persona è impoverita in diverso modo è Dio che viene colpito.
2] Un giorno il profeta si reca a predicare nel santuario di Betel, il santuario del re e della nazione, ma Amasia, un sacerdote più al servizio del re che di Dio, lo allontana accusandolo presso le autorità di essere sovvertitore politico (cf Am 7,12-15), eppure è il contrario, è lui, Amasia a essere al servizio della politica, a servizio del sistema e dello status quo, non certo il profeta. Agli occhi di questo sacerdote-funzionario una predicazione squisitamente religiosa si trasforma in un’indebita interferenza politica. È l’accusa che hanno incontrato quasi tutti i profeti, e che incontrerà lo stesso Cristo. È l’accusa che incontrerete tutti voi se eserciterete il compito profetico perché come diceva un santo vescovo brasiliano, Dom Hélder Camara, (1909-1999) diceva: “Quando io mi occupo dei poveri, dicono di me che sono un santo; ma quando mi domando e domando: ‘Perché tanta povertà?’, mi dicono comunista”.
Amasia prende Amos per un mestierante e gli dice «Vattene, veggente, ritirati nella terra di Giuda; là mangerai il tuo pane e là potrai profetizzare, ma a Betel non profetizzare più, perché questo è il santuario del re ed è il tempio del regno». Non ha capito nulla di Amos: questi non fa il profeta perché è il suo mestiere, ma per vocazione, lo fa unicamente perché Dio lo ha chiamato: Il Signore mi prese, mi chiamò mentre seguivo il gregge. Probabilmente anche in Israele c’erano scuole di profeti dove si imparavano le tecniche della divinazione e da cui uscivano i professionisti della “profezia”, che facevano dell’essere profeta il loro mestiere, un modo per portarsi a casa il cibo. Amos invece è un uomo della campagna, estraneo a queste scuole, e che continua a guadagnarsi da vivere facendo il pastore. Non ha altro interesse che quello di annunciare una parola che non è sua ma di Dio, una parola per la quale impegna tutta la propria persona, costi quello che costi.
Alla figura del profeta Amos, che annuncia coraggiosamente la Parola di Dio e le sue esigenze in una città che ne aveva smarrito il senso, possiamo accostare il ritratto del discepolo inviato in missione, come racconta il Vangelo: «chiamò a sé i dodici e prese mandarli», ma vorrei, quest’oggi, accostare anche ciascuno di voi, le nostre confraternite.
In nome di Dio, perché da lui scelti e inviati, assumetevi la responsabilità della profezia che vi appartiene: denunciate l’ingiustizia e servite i poveri. Sia questa la vostra missione il vostro modo di essere Chiessa.
Maria Odigitria, che indica Gesù via, verità e vita, guidi il nostro camminare insieme. Amen.