Chiamati ad essere segni del venire di Dio

01-12-2024

Omelia I domenica di Avvento

Carissimi fratelli e sorelle iniziamo, con questa celebrazione, un nuovo anno liturgico che, come ogni nuovo inizio, porta in la promessa di un bene maggiore.

Voi, carissimi giovani, ragazzi e ragazze che ci avete chiesto di diventare cristiani e che oggi ammettiamo al cammino del Catecumenato, siete segno della novità di questo tempo: non è vero che le giovani generazioni non cercano Dio, è vero piuttosto che hanno bisogno di adulti significativi e credibili, capaci di raccontare, con la loro vita, la Bella Notizia di Gesù Cristo che promette vita piena!

Carissimi Greta, Dylan, Giovanni, Giorgia, Sosthene, Giuseppe, Simona, Sindi, Albis e Nicole, oggi, insieme con tutti noi, cioè con la Chiesa, iniziate un cammino nuovo, un cammino di rinnovamento personale alla sequela di Gesù di Nazareth.

Mettiamoci, insieme, in ascolto della Parola di Dio, unica Parola che fa quello che dice, per apprendere quali siano i passi giusti da compiere in questo nuovo inizio.

Ogni anno entriamo in Avvento illuminati dai cosiddetti discorsi escatologici della tradizione sinottica, abbiamo ascoltato alcuni versetti tratti dal capitolo 21 di Luca. Ci viene in questo modo subito annunciato il significato fondamentale di questo tempo liturgico: siamo invitati a prepararci a celebrare la memoria dell’incarnazione del Signore, della sua cosiddetta prima venuta, affinché questa memoria orienti il nostro sguardo verso il futuro di Dio, nell’attesa della sua nuova venuta.

Due parole quindi, caratterizzano, questo tempo: memoria e attesa, che sono i due nomi fondamentali della speranza (perché sperare, in senso biblico, significa: attendere la salvezza del Signore, ricordando quanto egli ha già compiuto). Memoria e attesa illuminano il nostro presente, ne fanno lo spazio della speranza nonostante tutte le sue sofferenze e angosce che appaiono disperanti.

Nel presente occorre discernere la continua venuta del Signore. È questo l’invito del tempo di Avvento. Nel Vangelo lo sguardo di Gesù si apre al futuro per offrirci i criteri di discernimento del presente.

Luca ne suggerisce uno sopra gli altri: vegliare e pregare! «Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». La traduzione italiana non ci aiuta molto a cogliere il significato del testo. Nel testo originale, in lingua greca, il verbo tradotto con “comparire” èil verbo stathênai, che significa piuttosto stare o, più esattamente,stare in piedi, in quell’atteggiamento che Gesù ha già evocato nelle sue parole dicendo: «risollevatevi e alzate il capo». Non si tratta quindi di comparire in un giorno futuro che non conosciamo davanti al Signore, ma di rimanere sin d’ora davanti a lui, di stare in piedi nella relazione con la sua persona. Si tratta di sfuggire a ciò che avviene non evadendo chissà dove, ma rimanendo nella storia, vivendo ogni sua situazione e circostanza, anche quelle che possono apparire più terribili e angoscianti, con un significato diverso, che ci viene donato dal nostro rimanere stabilmente, in modo vigile e perseverante, nella relazione con il Risorto.

Se si rimane davanti a lui, grazie a una preghiera che diventa vigilanza e discernimento sugli avvenimenti del mondo, il trascorrere del tempo diviene luogo della visita del Signore. È dunque tempo di speranza. 

Gesù ci mette in guardia da un duplice inganno nel quale è facile cadere. Il primo è il ritenere la fine imminente ed è espresso dai versetti precedenti a quelli letti quest’oggi, dove si legge: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: Sono io, e: Il tempo è vicino. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine» (Lc 21,8-9). Il secondo inganno, che ci viene ricordato dai versetti che oggi abbiamo ascoltato, è quello di non attendere più. La fede corre sempre entrambe le tentazioni: ritenere imminente la fine del mondo, così da fuggire verso un futuro escatologico che ci sottrae all’impegno nell’oggi; oppure lasciarsi talmente assorbire nel presente da non attendere più il Regno che viene.

Il credente invece è chiamato a vivere unattesa capace di illuminare il suo impegno nel presente.

Se si tiene il capo ricurvo non si vedono altro che le tragedie della storia; se lo si alza verso il cielo si vedono solo le nuvole, ma se lo teniamo dritto, rivolgendo lo sguardo all’orizzonte con fiducia e speranza, si diviene capaci di scorgere, in tutto ciò che accade, il veniredel Figlio dell’uomo. 

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi Catecumeni, questa è l’affascinante proposta del Vangelo: vivere lo scorrere inarrestabile del tempo nella stabilità di chi sa stare davanti al Signore e giudica ogni cosa a partire da questa relazione vitale con la sua persona e la sua parola.

Questo è lo stile del Cristiano, lo stile del discepolo di Gesù. Egli, di fronte alle parole del Vangelo che sembrano annunciare la fine del mondo, comprende che invece annunciano la fine di un mondo, segnato dal male dal peccato, che deve lasciare il passo al mondo nuovo, rigenerato dalla Pasqua di Gesù. Un mondo finisce, perché sta nascendo un mondo nuovo.

Di fronte a questa azione di Dio il discepolo comprende che deve scegliere e decidersi se partecipare vivendo una vita nuova, rigenerata nell’amore. In questo modo, ricorda San Paolo nella seconda lettura, i discepoli di Gesù diventano annuncio e profezia di quel mondo nuovo che la promessa di Dio sta attuando. Gesù ci rivolge un invito nuovo: smettetela di cercare segni, divenite voi, nell’amore vicendevole e verso tutti (nella fraternità), segni del mondo nuovo, frutto della promessa di Dio.

Iniziamo questo cammino di Avvento con rinnovato slancio, accogliendo l’invito di Gesù ad entrare in questa postura di veglia e preghiera, per essere capaci di stare sempre davanti a Gesù che è presente, qui ed ora, in questa nostra storia chiedendoci di diventare segni della sua novità.

Preghiamo per i nostri Catecumeni perché accompagnati da Maria Immacolata e sostenuti dalla nostra testimonianza, possano, insieme con noi, divenire segno di questa nuova umanità. Amen