Carissimi/e,
siamo giunti alla fine dell’Anno liturgico, non è solo la fine di un tempo, ma anche di un percorso che è stato scandito dalla celebrazione dei grandi misteri della salvezza: il Natale, la Pasqua, l’Ascensione, la Pentecoste, le solennità mariane, la memoria dei grandi santi/e…
Il cammino è iniziato con il tempo di Avvento: invito ad attendere, a prepararci ed aprirci alla venuta di Dio. Abbiamo scoperto, così, che il veniente è anzitutto chiamante: non viene per invadere e nemmeno per imporsi, ma è una presenza che ci chiama a partecipare alla sua stessa vita che è gioia piena: «Gioisci Maria… sarai madre»; «Venite e vedrete»; «Vieni e seguimi» ….
Così l’anno liturgico ci ha insegnato a intendere e vivere questo tempo, che è la nostra vita, come unica occasione per rispondere alla sua chiamata aderendo con i nostri pensieri, sogni, scelte e azioni al Regno di Dio.
La ricorrenza dei 25 anni di professione religiosa di Sr Anna di Cristo Re, ci ricorda proprio questo: incontrare il Signore significa sentirsi chiamati a seguirlo. Ma oggi aggiungerei non solo a seguirlo, ma a seguirlo in un certo modo: non da fans, ma da discepoli.
L’odierna solennità ci ricorda che punto di arrivo dell’anno liturgico e, quindi, del cammino di sequela propostaci da Gesù, è la proclamazione, di quel Gesù che abbiamo seguito, Re e Signore dell’Universo. Se ci pensiamo, non c’è cosa più semplice che dire con la liturgia: Cristo è Re dell’Universo. Ma la liturgia non ha questa intenzione, non vuole solo farci pronunciare delle parole o un titolo onorifico. La sua intenzione è ben espressa dalla prima lettura, tratta dal 2 libro di Samuele: «Ecco, noi siamo tue ossa e tua carne […]. Ed essi unsero Davide re d’Israele». Per le tribù d’Israele non è sufficiente riconoscere la forza, l’autorevolezza e la regalità di Davide, è necessario sceglierlo come re del popolo e, con il gesto dell’unzione, decidere di sottomettersi a lui.
È, infatti, facile oggi proclamare, con questa solenne celebrazione, che il nostro Signore Gesù Cristo è Re dell’Universo, ciò che fa la differenza per me, per noi e per il mondo intero, è riconoscere che Cristo Re dell’Universo è il Signore e Re della mia vita.
Carissima Sr Anna di Cristo Re, con il tuo nome e con la tua fedeltà, oggi ci stai donando questa testimonianza che non è ancora compiuta pienamente, per questo da oggi continuerai il tuo cammino di perfezione per consegnare sempre più liberamente la tua vita al tuo Re e Signore, Gesù Cristo!
La liturgia e il 25° di Sr Anna, consegnano a tutti noi una domanda: chi è il Re della mia vita? A conclusione dell’anno liturgico, sei arrivato/a a riconoscere la regalità di Gesù sulla tua esistenza?
Ognuno deve rispondere per sé camminando, però, insieme alla Chiesa, alla comunità sulla via che ci indica oggi la Parola di Dio: la via del Calvario. Come insegnano i Padri della Chiesa, è proprio sulla croce che si manifesta in pienezza la regalità universale di Cristo Gesù.
Salendo sul Calvario, Lc ci mette in guardia da diversi possibili modi o atteggiamenti di stare sotto la croce:
«Il popolo stava a vedere»
«I capi lo deridevano» come anche i soldati
I discepoli sono gli illustri assenti…
Infine i due malfattori e in particolare quello che “stava a destra”
Il Calvario, luogo di dolore, di morte, di ingiustizia, di sopraffazione; luogo in cui naufraga il sogno di una possibile vita nuova con l’uccisione violenta di un uomo buono e innocente; il Calvario è il luogo dove l’indifferenza di chi guarda senza coinvolgersi sembra la via più sicura per vivere “sereni e tranquilli”; il Calvario è il luogo in cui l’unico modo di coinvolgersi sembrerebbe essere quello del giudizio, della mormorazione, dell’insulto…
Come è simile al nostro mondo questo Calvario…guerre, sopraffazione, violenze, volgarità, abusi…
Eppure, in questo luogo così buio risplende una luce di speranza nell’atteggiamento di quel malfattore crocifisso alla destra di Gesù. Scrive Sant’Agostino: “A un sospeso, a un crocifisso, a un sanguinante, a uno inchiodato diceva: Quando sarai entrato nel tuo regno. Quegli altri invece: Noi speravamo. Dove il ladrone aveva scoperto la speranza, là i discepoli l’avevano perduta” (Discorso 232, 6). Sul Calvario, grazie alla presenza di Gesù appeso alla Croce, molti si disperano, ma per qualcuno la speranza torna ad essere possibile!
Ecco cosa accade nella vita di chi sceglie Gesù come Re della propria vita: anche se ti trovi crocifisso dai tuoi limiti, dai tuoi peccati; anche se ti trovi crocifisso dalla incomprensione, dalla solitudine, dal giudizio e dalla cattiveria degli altri, per te è possibile la speranza! Perché lì, accanto a te puoi scorgere la presenza di Gesù che non si sottrae al tuo Calvario ma ti insegna come viverlo e come vincerlo.
È questo il nostro Re: il Crocifisso!
Nella sua morte riconosciamo la sua onnipotente regalità. Sarebbe stato facile per il malfattore rivolgere la sua preghiera al Gesù potente in parole e opere che attraverso la Giudea e la Galilea operava guarigioni. Invece egli supplica il Gesù umiliato, sconfitto, ridotto all’impotenza di una morte ormai imminente.
Per questa ragione si sente rispondere, in modo sorprendente: «Oggi con me sarai nel paradiso». Commenta Sant’Ambrogio: “La vita è stare con Cristo, perché dove c’è Cristo là c’è il Regno”.
«Con me», con Gesù, una vita con Lui: questo è il paradiso!
Nasce spontanea una domanda: ma io ci riuscirò mai a vivere qui ed ora il paradiso?
A questo interrogativo ha risposto San Paolo: Fratelli e sorelle «ringraziate con gioia il Padre che vi ha resi capaci di partecipare alla sorte dei santi nella luce».
In questa celebrazione ringraziamo il Padre che ci ha chiamati a partecipare di questa vita nuova in Cristo Gesù Re dell’Universo. Lo ringraziamo per il dono della vocazione della perseveranza di sr Anna.
Oggi vi invito anche a ringraziarlo per il dono dei giovani. Oggi si celebra anche la XXXVII Giornata Mondiale della Gioventù, consegno anche a voi le prime parole con le quali papa Francesco si è rivolto ai giovani e alla Chiesa tutta nell’Esortazione apostolica Christus Vivit, scritta a conclusione del Sinodo sui giovani: “Cristo vive. Egli è la nostra speranza e la più bella giovinezza di questo mondo. Tutto ciò che Lui tocca diventa giovane, diventa nuovo, si riempie di vita. … Lui vive e ti vuole vivo!
Lui è in te, Lui è con te e non se ne va mai. Per quanto tu ti possa allontanare, accanto a te c’è il Risorto, che ti chiama e ti aspetta per ricominciare. Quando ti senti vecchio per la tristezza, i rancori, le paure, i dubbi o i fallimenti, Lui sarà lì per ridarti la forza e la speranza”.
È questo il nostro Re, la nostra speranza, la nostra vera Gioia!