Omelia V domenica di Quaresima – 26 marzo 2023
«Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra di Israele». È la Parola che Dio affida al profeta Ezechiele perché la proclami a tutto il popolo. La liturgia di questa V domenica di Quaresima fa risuonare, anche per noi,questa potente Parola di vita.
Carissimi fratelli e sorelle siamo giunti all’ultima domenica del Tempo di Quaresima. Oggi siamo invitati a compiere un passo importante: “uscire”. Uscire, come Marta e Maria dai nostri luoghi di pianto, di lutto e di solitudine; uscire come Lazzaro dai nostri sepolcri che sono: egoismo, paura, il “si è sempre fatto così” e il “nulla mai cambierà”. Sepolcri, questi, che ci chiudono nell’impossibilità di sperare.
Essere quella Chiesa in uscita alla quale ci richiama Papa Francesco significa fare anzitutto questo passo.
L‘orizzonte dell’esperienza Cristiana è uscire per andare incontro a Cristo crocifisso-risorto, per vivere, con lui e in lui, da figli della risurrezione qui ed ora.
Paolo, nella seconda lettura, ci ricorda che questo è ora possibile: «…lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali». È lo Spirito di Dio che ci rende capaci di vita nuova.
Ma lo Spirito non agisce senza la nostra partecipazione. Vorrei, dalricchissimo brano di vangelo poc’anzi proclamato, evidenziare alcuni passaggi del percorso compiuto da Marta e Maria perché mi pare possono illuminare i passi che anche noi siamo chiamati a compiere.
Il testo evangelico propone l’ultimo dei “segni” che rivelano la gloria del Figlio di Dio, dopo questo racconto seguirà la passione. L’ultima opera del Messia, è stata l’illuminazione del cieco: Gesù ci apre gli occhi sulla realtà, mostrando la verità di Dio e dell’uomo. Ora, con la risurrezione di Lazzaro, ci apre gli occhi sulla morte. Guardare negli occhi la morte e ascoltarne il mistero, è necessario per vivere.
Marta e Maria, provocate dalla morte del fratello Lazzaro e dal segno posto da Gesù, sono accompagnate verso un passaggio di cambiamento, di conversione.
Il loro percorso parte da un’assoluta fiducia in Gesù: «Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto». Vivere con Gesù o senza Gesù non è la stessa cosa: senza di lui, per noi, la prospettiva non può essere che mortifera, il nostro orizzonte è la morte che ci permette soltanto direstare chiusi in casa e piangere la morte di Lazzaro. Nonostante la fiducia espressa in Gesù, poco dopo, Marta e Maria mostrano una forteresistenza a praticare ciò che hanno professato con le labbra.
Marta, per esempio, “sa” tante cose su Dio. Nel testo, più volte, ripete «io so». La sua fede è fatta di conoscenze, forse di studio e di approfondimento. Ma quando Gesù, davanti al sepolcro di Lazzaro, comanda «Togliete la pietra!», Marta vorrebbe fermarlo, perché il cadavere manda già cattivo odore! Insomma, finché si tratta di un assenso nozionale Marta non ha problemi, quando è chiamata a fare ciò che professa di credere, si blocca.
Non è ciò che anche noi, alle volte, viviamo di fronte alla Parola di Dio? Come Marta abbiamo bisogno di percorre il cammino che porta dal “sapere delle cose su Dio” al “credere in Gesù”.
A questo passaggio Marta è invitata dalla domanda di Gesù: «chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Marta risponde «Io credo», ma questa risposta non corrisponde alla sua reazione davanti al comando di Gesù.
Il ritorno alla vita di Lazzaro è segno di ciò che accade alle sorelle Marta e Maria: il fratello esce momentaneamente dal sepolcro, ma per tornarci ancora, mentre le sorelle escono dal villaggio di afflizione e dalla casa di lutto per incontrare, già adesso su questa terra, il Signore della Vita. Il vero risorto non è Lazzaro, tornato alla vita mortale, ma le sue sorelle e quanti, come loro decidono di credere in Gesù. Questi sono veramente passati alla vita immortale.
Carissimi fratelli e sorelle, oggi siamo chiamati a passare alla Vita nuova, percorrendo la strada della fede.
Usciamo subito, dunque, dai nostri sepolcri che ci impediscono di sperare. Usciamo dalla paura della morte e da quell’illusione di credere che possiamo farcela da soli… con Marta e Maria diciamo: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio», e con fede facciamo tutto quello che lui ci dirà.
Amen