Carissimi confratelli,
autorità civili e militari,
carissimi familiari e carissimi pescatori e uomini di mare,
fratelli e sorelle amati dal Signore.
Oggi si riapre una ferita che non si era mai chiusa, anche se finalmente il nostro fratello Vito, che ha trovato inaspettatamente la morte nel mar Tirreno a 26 anni, dopo sette mesi potrà avere una degna sepoltura cristiana accanto a suo papà Matteo anche lui vittima assieme al cugino Giuseppe di questa immane tragedia che ha colpito oltre le loro famiglie le marinerie e le comunità di Terrasini e Cinisi.
Tutte le morti sono brutte, ma queste sul lavoro in mare per guadagnarsi il pane con fatica per costruire un futuro sereno sono ancora più tragiche.
E non posiamo rassegnarci a queste morti; non possiamo abbassare l’attenzione di fronte a queste tragedie, che si abbattono su chi va in mare a pescare e spesso torna senza aver pescato nulla. Ogni volta che un pescatore muore, tutti dobbiamo sentirci coinvolti. Questo è un dramma di tutti.
Chiediamo con forza alle Autorità competenti a non rimanere indifferenti per ricercare la verità e la giustizia per la Nuova Iside e che siano chiarite al più presto le modalità di quest’ennesima tragica morte in mare.
Oggi nell’esprimere vicinanza ai familiari vogliamo esprimere la nostra solidarietà ai pescatori, chiedendo alle Istituzioni maggiori diritti e maggiore sicurezza per i lavoratori del mare.
Il nostro pensiero va anche a tante altre famiglie che hanno pianto in passato i loro morti in mare. Anch’esse devono sentirsi ricordate ed accolte nella condivisione del loro lutto e sostenute dalla nostra solidarietà.
Vorrei essere oggi anche vicino alle famiglie dei pescatori partiti da Mazzara che sono ancora pretestuosamente detenuti in Libia e vorrei invitare le Autorità competenti a fare tutto il possibile per farli rientrare in famiglia prima del Natale.
A noi ora qui è chiesto un diverso ed altrettanto grave compito: vivere come “nostro” il dolore dei familiari di questo nostro fratello defunto ed offrire loro la nostra vicinanza colma di affetto, la nostra partecipazione, fatta non di parole di circostanza, ma di riflessione silenziosa e di preghiera.
Il nostro ritrovarci qui da una parte afferma la solidarietà nell’amore, più forte della morte, che lega i membri di una comunità ecclesiale e civile. Dall’altra testimonia che nel sostegno vicendevole tutti possiamo trovare la forza per continuare a vivere anche dopo un lutto.
Oggi, la nostra fede in Dio non ci impedisce di essere tristi, ma ci aiuta a perseverare nella fiducia.
Oggi, Gesù vuole venire ad incontrare anche noi per condividere con noi il nostro dolore. Nella sua vita sulla terra, ha incontrato la morte degli altri. Ha pianto vicino all’amico Lazzaro e ha consolato le sue sorelle; è stato presente mentre una madre conduceva il figlio unico alla sepoltura. Gesù, stesso, prima di all’avvicinarsi della morte, ha provato angoscia e ha sudato sangue e ha pregato il Padre che la allontanasse da lui. Con noi egli piange; con noi, sostiene chi è nel lutto.
La parola di Dio che abbiamo ascoltato apre il nostro cuore alla speranza e ci da la forza di affrontare con fiduciosa serenità anche il dramma della morte.
Nel libro della Sapienza la speranza di fronte alla morte prematura di coloro che sono stati rapiti all’affetto dei propri cari è fondata sulla certezza che essi sono nella pace che deriva dalla intimità d’amore con Dio.
L’autore sacro tenta di darci alcune risposte:
– il valore vero della vita non si misura dal numero degli anni di una persona, ma dalle virtù che ha accompagnato la sua vita spesa nell’amore di Dio e nel servizio al prossimo.
-la persona giusta rapita prematuramente dalla morte è stata sottratta amorevolmente alla sofferenza.
-La morte dei giusti non ostante le tribolazioni che hanno dovuto affrontare, è carica di speranza fondata sulla misericordia gratuita di Dio che dà un senso a tutte le sofferenze viste come sacrificio offerto a Dio.
Nel vangelo Gesù di fronte al dolore di Marta e Maria proclama di essere la risurrezione e la vita e chi crede, pur essendo soggetto alla morte corporale, non sarà soggetto alla morte eterna perché non sarà spezzata e distrutta la sua comunione di vita con Cristo.
La morte corporale di chi crede in Gesù non interrompe la vita spirituale di comunione con Cristo. Le parole di Gesù a Marta rappresentano un solido motivo di consolazione per tutti i credenti per i quali la morte resta ridimensionata nella sua tragicità, perché come dice il prefazio della messa dei defunti “ai tuoi fedeli la vita non viene tolta ma trasformata”.
Non ostante le nostre tribolazioni noi crediamo che la potenza della risurrezione di Gesù Cristo opera in noi per cui siamo sicuri che Gesù ci porrà accanto a sé nella gloria e ci farà abitare in una dimora eterna nel suo Regno di luce e di pace.
In questa celebrazione siamo chiamati a rinsaldare la nostra fede pasquale come un faro che illumina il mistero della morte del nostro fratello alla luce del mistero pasquale di Cristo.
Per Vito come per Matteo e Giuseppe è cominciata quella vita misteriosa ma vera che Gesù ha chiamato la vita eterna, cioè l’approdo definitivo nel porto sicuro che è la casa del Padre.
Vito era un marinaio con un amore grande per il mare da averne fatto il lavoro della sua vita. La sua fatica quotidiana è diventata un vero sacrificio d’amore, pagato col prezzo altissimo della vita stessa.
Io come vescovo, assieme ai parroci di Terrasini, offrendo oggi il sacrificio della Pasqua di Cristo che è redenzione e grazia per tutti, vogliamo che si rinsaldi la comunione esistente fra tutti noi, membra del Corpo di Cristo, perché il nostro fratello Vito ne riceva un aiuto spirituale e continui ad essere unito a noi nella carità che non avrà mai fine.
Al Padre ricco di Misericordia e alla Madonna che nelle parrocchie di Terrasini viene venerata con i titoli delle Grazie, della Provvidenza e del Rosario della Provvidenza affidiamo l‘anima del nostro fratello Vito e invochiamo per la sua mamma Rosalba, la sorella Rossana , i nonni Lia e Vito , per i parenti , i marinai e gli amici tutti invochiamo la consolazione della fede nella comunione dei santi e il conforto della speranza cristiana nella vita eterna , affinché questo momento solenne di preghiera, doni a tutti quel balsamo divino capace di guarire questa terribile ferita.