Messa del Crisma

30-05-2020

Eccellenza Carissima Mons. Salvatore Di Cristina,

carissimi confratelli nel presbiterato e nel diaconato, seminaristi e membri del Consiglio Pastorale diocesano,

tutti abbiamo desiderato ardentemente ritrovarci in questa Cattedrale, anche se in numero contingentato, per questa Messa Crismale dopo un lungo periodo di isolamento e di sofferenza, per l’impossibilità di radunarci fisicamente intorno alla mensa della Parola e dell’Eucaristia e la mancanza di incontri comunitari.

La presenza ridotta di fedeli laici non ci impedisce di essere in comunione con l’intero popolo santo di Dio, qui rappresentato dal Consiglio pastorale diocesano.

Oggi è la letizia a prendere il sopravvento sulla paura e sulla tristezza, come ci detto il profeta Isaia preannunciando il futuro Messia, che viene a “fasciare le piaghe dei cuori spezzati”, a “consolare tutti gli afflitti”, a darci “olio di letizia invece dell’abito da lutto, veste di lode invece di uno spirito mesto” (Is 61,1.2.3).

Abbiamo bisogno di liberazione, di consolazione e di speranza. Abbiamo bisogno di essere rivestiti di abiti da festa e di essere profumati dell’olio della letizia, per diffondere il soave profumo di Cristo, la fragranza del pane della sua Parola e della sua Mensa eucaristica.

Questo è un momento di festa per la nostra Chiesa di Monreale, che vede riunito in questa cattedrale il presbiterio diocesano e alcuni fedeli laici attorno al Vescovo per la consacrazione degli olii santi, che poi saranno portati nelle vostre parrocchie per preparare i catecumeni al battesimo, consolare gli infermi, ungere con il sacro crisma la fronte dei battezzati e dei cresimati e le mani dei presbiteri.

Dobbiamo sentire rivolta a noi la missione di Gesù, ripieno dello Spirito santo, che ha come destinatari i poveri, i prigionieri, i ciechi e gli oppressi.

Siamo noi i poveri ai quali Gesù porta il lieto annuncio, in un periodo nel quale abbiamo sperimentato la nostra fragilità e molti membri delle nostre comunità hanno sperimentato una povertà materiale e relazionale per la solitudine, la mancanza di lavoro e di fiducia nel futuro.

Siamo noi i prigionieri ai quali Gesù vuole portare la liberazione non solo dalla clausuraalla quale siamo stati costretti, ma anche dai pregiudizi, dai sospetti, dalle inimicizie nei confronti degli altri. 

Siamo noi i ciechi ai quali Gesù apre gli occhi per farci prendere coscienza dei nostri peccati  , farci leggerei segni dei tempi e farcivedere i tanti drammi della nostra società.

Siamo noi, infine, gli oppressi  dalla paura, dallo scoraggiamento, dalla fatica di vivereai quali Gesù, mite ed umile di cuore, promette consolazione e ristoro.

Siamo noi coloro per i quali Gesù proclama un “anno di grazia del Signore”, nella certezza che nonostante tutte le restrizioni, le difficoltà, le privazioni, le sofferenze tutto andrà bene, perché nulla potrà mai separarci dall’amore di Dio (cfr.Rm 8,39) manifestatosi in Cristo Gesù morto e risorto per la nostra salvezza.

Con il rinnovo delle promesse sacerdotali, faremo memoria del nostro “Si” al Signore, che ci ha chiamati, uomini fra gli uomini rivestiti di debolezza, per servire gli altri uomini e donne fragili, paurosi, peccatori come noi.

Il nostro “sì” quotidiano matura nel seno di una comunità cristiana grazie al sostegno dei nostri confratelli e alle preghiere delle claustrali e alle testimonianze di coloro che ci mostrano con una fede semplice come valga la pena di spendere la propria vita per il Signore e il suo Regno.

La fedeltà ai nostri impegni sacerdotali non dipende solo dai nostri sforzi, ma è frutto soprattutto dell’azione dello Spirito Santo.   La missione a cui siamo stati chiamati non ci rende immuni dalla sofferenza, dagli insuccessi, dalle incomprensioni, dagli scoraggiamenti; al contrario, ci chiede di affrontarli e assumerli nella certezza che il Signore “ci consola in ogni nostra tribolazione” (2 Cor 1,4) e non ci farà mancare l’aiuto della sua grazia.

Questa messa crismale si svolge al termine del tempo pasquale, alla vigilia della solennità della Pentecoste. Lo stesso Spirito effuso sugli apostoli riuniti nel cenacolo con Maria e operante nella Chiesa dal giorno di Pentecoste, attraverso l’imposizione delle mani dei successori degli Apostoli e di una lunga serie di generazioni di presbiteri è stato donato anche a noi.

Il Consolatore, che Cristo ha invocato sui suoi discepoli  perché rimanga per sempre con loro , è presente quest’oggi  in mezzo a noi , per farci fare  l’esperienza dolcissima della presenza di Gesù Risorto, per consolarci e difenderci, per guidarci e sorreggerci, per farci superare paure ed incertezze e per  farci camminare sulla via della santità  e proclamare le meraviglie che Dio opera .

Invochiamo lo Spirito santo, fonte di comunione e di unità, perché possiamo dedicare più tempo a relazioni positive, essere più attenti alle persone e meno agli adempimenti burocratici, più alla preghiera e meno all’organizzazione.

Lo Spirito Santo che vivifica gli alimenti del pane e del vino trasformandoli nel corpo e nel sangue del Signore, ci renda un cuor solo ed un’anima sola, venga incontro alla nostra debolezza e ci trasformi in testimoni coraggiosi di Gesù Cristo Risorto in ogni ambiente.