Omelia Notte di Natale 2024
«Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Is 9,1).
Carissimi fratelli e sorelle, la Parola di Dio risuonata in questo tempio, è pronunciata per noi. Siamo noi il popolo al quale si rivolge anche il profeta! Lo siamo anzitutto perché viviamo un tempo buio: siamo avvolti dalle tenebre. Fatichiamo ad andare avanti, non sappiamo cosa sia meglio fare, ci è difficile distinguere il bene dal male. Il contesto di tenebra nel quale viviamo ci toglie la visibilità, la capacità di vedere. Intorno a noi è solo nebbia. L’unico punto di riferimento certo che ci viene indicato dal mondo siamo noi stessi, il nostro “io”, i nostri bisogni, il nostro sentire e le nostre cose.
È come se per noi il mondo fosse una “casa” senza luce, completamente buia: procediamo a tentoni, qualsiasi cosa incontriamo e tocchiamo ci spaventa, sono poche le cose con le quali abbiamo confidenza e a queste ci aggrappiamo per superare la paura del vivere. Siamo immobili nelle cose certe, le cose di sempre.
Le altre persone che abitano questa nostra stessa “casa” ci fanno pauraperché le tenebre ci impediscono di riconoscerne il volto umano: l’altro è percepito come nemico.
Questa condizione, diventa terreno fertile per i “saltimbanchi” e i “venditori di fumo” che si propongono come “guide visionarie” capaci di vedere oltre le tenebre. Sono gli uomini e le donne “famosi”, che influenzano il nostro modo di pensare e di percepire il presente; sono i “potenti” della terra che giustificano le loro azioni come difesa del bene comune; sono i “leader carismatici” –dai quali anche il Vangelo ci mette in guardia– che hanno l’arroganza e la prepotenza di indicare i passi giusti che gli altri devono compiere…
L’elenco potrebbe continuare, ma questa notte, questa solenne celebrazione ci dice che tra questi personaggi influenti e prepotenti, Dio non c’è!
«È nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore», ma non è tra i “potenti” della terra. «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia». Ecco, dunque, dove si trova Dio! Dio è presente, Dio è con noi, Dio è per noi, ma si colloca nel punto più umile e discreto dell’esistenza: in una mangiatoia aBetlemme, in una famiglia povera e semplice.
Questa presenza così discreta e fragile ci provoca ad una duplice conversione. San Paolo, scrivendo a Tito, nella seconda lettura descrive così le conseguenze del Natale di Gesù: «È apparsa (infatti) la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani». La sua presenza è quindi una grazia che ci illumina e ci salva insegnandoci due cose: rinnegare l’empietà, cioè un modo sbagliato di relazionarci con Dio, e rinnegare i desideri mondani, vale a dire un modo sbagliato di abitare il mondo.
Mons. Gualtiero Isacchi, arcivescovo