«Non è qui. È risorto»

Veglia di Pasqua
08-04-2023

«Non è qui. È risorto». È il grande annuncio che in questa nottesantissima risuona in tutto il mondo. Sono le parole, riportate dall’evangelista Matteo, che l’angelo rivolge alle donne andate alla tomba per ungere il corpo di Gesù. Loro erano sicure: Gesù era in quel sepolcro nuovo; lo avevano visto morire e, poi, insieme a Giuseppe D’Arimatea e a Nicodemo, lo avevano avvolto nel lenzuolo e posto proprio in quel luogo. Non c’erano dubbi, e poi non c’erano nemmeno altre possibilità: dalla morte non si scappa!

Carissimi fratelli e sorelle da questa notte in poi la storia non è più la stessa. Questa solenne Veglia ci dice che l’universo intero acquista nuovo significato e nuova direzione: il fuoco, la parola, l’acqua, gli uomini e le donne… tutto assume una direzione nuova: non più in cammino verso la morte, ma verso la vita, la vita eterna: la risurrezione!

Saluto i fratelli e le sorelle della seconda comunità neocatecumenale di Terrasini che questa sera è qui presente con l’abito bianco per rinnovare solennemente le promesse battesimali e concludere il loro itinerario di riscoperta del Battesimo. Saluto con particolare gioia i Catecumeni Eletti Adriatik, Ilenia, Sefora e Miriam, che tra poco riceveranno i sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Carissimi, il Battesimo, l’unzione crismale e la partecipazione alla mensa eucaristica imprimeranno in voi la vita nuova dei Figli di Dio; sarete incorporati alla Chiesa, una comunità di persone chiamate a porre gesti di vita nuova.

Vorrei richiamare tre gesti che questa solenne Veglia ci indica.

1. Il primo gesto è il rimanere svegli nella notte. È quello che stiamo facendo proprio ora e non è un atto scontato: vegliare esige il coraggio della speranza significa affermare che possiamo essere più forti non solo del sonno, ma di tutto ciò che la notte simbolicamente rappresenta.

Rivivendo in questi giorni la memoria della passione di Gesù, accompagnandolo con le nostre celebrazioni, abbiamo ascoltato da che cosa è abitata questa notte: è la notte del male, del dolore, della morte, del peccato, del tradimento, dell’abbandono, della violenza, dell’incredulità. Tutto ciò Gesù lo ha subito per condividere in modo radicale la nostra esperienza umana. La sua notte è la nostra notte.

Vegliare significa perciò porre, nella fede, uno specifico atto di speranza: l’Amore-CrocifissoRisorto è in grado di rischiarare queste tenebre, rendendo partecipi anche noi della sua vittoria.

Il primo gesto che dobbiamo porre costantemente è dunque il vegliare: vivere ogni notte con fede, nell’attesa che sorga la luce nuova del Risorto.

2. Il secondo gesto ce lo ricorda l’esperienza delle donne che vanno a «visitare la tomba di Gesù». Esse vanno alla tomba sospinte dall’amore per Gesù, ma il loro è un amore che le lega ancora al passato; il Signore però, come annuncia l’angelo, non è lì, non è in una tomba, non è nella memoria di un ricordo; è altrove e ci precede: è davanti a noi. Non alle nostre spalle, come tutto ciò che abbiamo già conosciuto e vissuto, nel bene o nel male. Anche la nostra fede, come quella delle donne, può diventare una tomba in cui andiamo a cercare Gesù, lo custodiamo, lo troviamo, ma come un cadavere privo di vita e di futuro. Il Risorto è altrove e ci precede.

Ricevere il Battesimo, come anche farne memoria in questa Veglia,significa essere disposti a rinascere sempre, con il coraggio e la tenacia di chi non si arrende alla rassegnazione, all’assuefazione, di chi sa porre ogni volta da capo gesti di novità e di speranza.

Il secondo gesto della Chiesa è il protendersi in avanti, verso il futuro, verso il nuovo, perché il Risorto è sempre novità, non è mai quello di ieri e nessuno di noi è condannato dal suo passato.

3. Il terzo gesto lo impariamo ancora dalle donne che, dice Matteo: «Abbandonarono in fretta il sepolcro … corsero a dare l’annuncio». Il sepolcro era vuoto, non videro Gesù, ma si fidarono di una Parola.

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi catecumeni, il Battesimo ci rende capaci di credere ad una Parola. È la beatitudine della fede che il Risorto consegnerà ai suoi discepoli: «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv20,29).

Ecco il terzo gesto: il battezzato è colui che si fida della Parola e la mette in pratica, senza bisogno di prove validanti.

Tre gesti dunque ci riconsegna questa Santissima Notte: essere vigilanti nella notte, protesi al futuro, in ascolto della Parola.

Le donne incontrano il Risorto proprio perché, pur senza aver visto sono andate. Dice il Vangelo di Matteo che, mentre andavano, Gesù «venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”».

Sia questa anche la nostra Pasqua: Non è qui! È risorto! Vi precede!

Auguro a tutti il coraggio e la forza di abbandonare le solite vecchie logiche mortifere per protendersi verso il futuro annunciando al mondo intero che la morte è sconfitta per sempre, ha vinto la Vita!

Buona Pasqua!

Vegliare significa perciò porre, nella fede, uno specifico atto di speranza: l’Amore-CrocifissoRisorto è in grado di rischiarare queste tenebre, rendendo partecipi anche noi della sua vittoria.

Il primo gesto che dobbiamo porre costantemente è dunque il vegliare: vivere ogni notte con fede, nell’attesa che sorga la luce nuova del Risorto.

2. Il secondo gesto ce lo ricorda l’esperienza delle donne che vanno a «visitare la tomba di Gesù». Esse vanno alla tomba sospinte dall’amore per Gesù, ma il loro è un amore che le lega ancora al passato; il Signore però, come annuncia l’angelo, non è lì, non è in una tomba, non è nella memoria di un ricordo; è altrove e ci precede: è davanti a noi. Non alle nostre spalle, come tutto ciò che abbiamo già conosciuto e vissuto, nel bene o nel male. Anche la nostra fede, come quella delle donne, può diventare una tomba in cui andiamo a cercare Gesù, lo custodiamo, lo troviamo, ma come un cadavere privo di vita e di futuro. Il Risorto è altrove e ci precede.

Ricevere il Battesimo, come anche farne memoria in questa Veglia,significa essere disposti a rinascere sempre, con il coraggio e la tenacia di chi non si arrende alla rassegnazione, all’assuefazione, di chi sa porre ogni volta da capo gesti di novità e di speranza.

Il secondo gesto della Chiesa è il protendersi in avanti, verso il futuro, verso il nuovo, perché il Risorto è sempre novità, non è mai quello di ieri e nessuno di noi è condannato dal suo passato.

3. Il terzo gesto lo impariamo ancora dalle donne che, dice Matteo: «Abbandonarono in fretta il sepolcro … corsero a dare l’annuncio». Il sepolcro era vuoto, non videro Gesù, ma si fidarono di una Parola.

Carissimi fratelli e sorelle, carissimi catecumeni, il Battesimo ci rende capaci di credere ad una Parola. È la beatitudine della fede che il Risorto consegnerà ai suoi discepoli: «beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!» (Gv20,29).

Ecco il terzo gesto: il battezzato è colui che si fida della Parola e la mette in pratica, senza bisogno di prove validanti.

Tre gesti dunque ci riconsegna questa Santissima Notte: essere vigilanti nella notte, protesi al futuro, in ascolto della Parola.

Le donne incontrano il Risorto proprio perché, pur senza aver visto sono andate. Dice il Vangelo di Matteo che, mentre andavano, Gesù «venne loro incontro e disse: “Salute a voi!”».

Sia questa anche la nostra Pasqua: Non è qui! È risorto! Vi precede!

Auguro a tutti il coraggio e la forza di abbandonare le solite vecchie logiche mortifere per protendersi verso il futuro annunciando al mondo intero che la morte è sconfitta per sempre, ha vinto la Vita!

Buona Pasqua!