OMELIA DURANTE I FUNERALI DEL GIOVANE PAOLO LA ROSA, UCCISO BARBARAMENTE
[Sap. 4, 7-15 | Gv 11,17-27]
Carissimi confratelli,
gentili Autorità civili e militari,
carissimi familiari,
fratelli e sorelle,
siamo riuniti oggi in questa piazza per dare l’ultimo saluto a Paolo La Rosa che, una morte violenta, ha sottratto improvvisamente ai suoi sogni giovanili e all’affetto dei suoi cari.
Unitamente ai sacerdoti e alle comunità ecclesiali mentre ci stringiamo con affetto ai familiari di Paolo con sentimenti di cristiana solidarietà esprimiamo sgomento e raccapriccio per la tragica morte di Paolo, frutto di una violenza disumana, nella quale non si riconoscono le comunità di Cinisi e di Terrasini .
Come Pastore e Padre della Chiesa Monrealese esprimo dolore e rammarico per la sofferenza indicibile per un giovane strappato alla vita per motivi banali.
Caino ha sparso ancora una volta il sangue di suo fratello. Oggi continua a risuonare la voce di Dio del primo libro della Bibbia: Caino dov’è è tuo fratello? Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo!
Esprimiamo la più dura condanna morale per chi ha commesso questo atroce delitto che denota un clima di violenza , la mancanza del santo timor di Dio e dei valori morali fondamentali a partire dalla sacralità della vita umana.
Ci troviamo dinanzi all’assenza di ogni sentimento umano, che porta a prevaricare, a comportamenti aggressivi fino ad arrivare a .eliminare la vita di un altro essere umano. Siamo di fronte a un diffuso analfabetismo etico, per una distorta percezione del bene e del male.
Le famiglie, le scuole, le pubbliche istituzioni, i mezzi di comunicazione , la chiesa, a partire dalla tragica morte di questo giovane, siamo tutti invitati a riflettere su alcuni aspetti negativi della nostra società , dove la violenza in tutte le sue forme, l’illegalità, l’omertà, l’indifferenza, continua a minacciare la sicurezza delle nostre città. Siamo tutti chiamati ad educarci e a educare alla vita buona del vangelo.
Sul desiderio di vendetta deve prevalere la ricerca della giustizia che deve tendere a riparare il male, ad impedire che simili atti criminosi si ripetano, a rieducare chi ha sbagliato con una giusta pena. Al desiderio di giustizia deve accompagnarsi il rifiuto del cerchio diabolico della violenza e della vendetta e la pietà cristiana che ci fa dire con Gesù sulla croce davanti ai suoi crocifissori: ”Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno” .
A noi ora qui è chiesto un diverso ed altrettanto grave compito: vivere come “nostro” il dolore dei familiari di questo nostro fratello defunto ed offrire loro la nostra vicinanza colma di affetto, la nostra partecipazione, fatta non di parole di circostanza, ma di riflessione silenziosa e di impegno a costruire una società più giusta, più pacifica e più fraterna. Questo momento solenne di preghiera,doni a tutti quel balsamo divino capace di lenire questa terribile ferita.
Il nostro ritrovarci qui da una parte afferma la solidarietà nell’amore, più forte della morte, che lega i membri di una comunità ecclesiale e civile. Dall’altra testimonia che nel sostegno vicendevole tutti possiamo trovare la forza per continuare a vivere anche dopo un lutto.
Oggi, la nostra fede in Dio non ci impedisce di essere tristi e sconsolati, ma ci aiuta a perseverare nella fiducia e a continuare a credere che la vita è bella se spesa per nobili ideali.
Oggi, Gesù vuole venire ad incontrare anche noi per condividere con noi il nostro dolore. Nella sua vita sulla terra, ha incontrato la morte degli altri. Ha pianto vicino all’amico Lazzaro e ha consolato le sue sorelle; è stato presente mentre una madre conduceva il figlio unico alla sepoltura. Gesù, stesso, prima di all’avvicinarsi della morte,ha provato angoscia e ha sudato sangue e ha pregato il Padre che la allontanasse da lui. Con noi egli piange; con noi, sostiene chi è nel lutto.
La parola di Dio che abbiamo ascoltato apre il nostro cuore alla speranza e ci da la forza di affrontare con fiduciosa serenità anche il dramma della morte.
Nel libro della Sapienza la speranza di fronte alla morte prematura di coloro che sono stati rapiti all’affetto dei propri cari è fondata sulla certezza che essi sono nella pace che deriva dalla intimità d’amore con Dio.
L’autore sacro tenta di darci alcune risposte:
– il valore vero della vita non si misura dal numero degli anni di una persona, ma dalla virtù che ha accompagnato la sua vita.
– la morte prematura dei giusti non ostante le tribolazioni che hanno dovuto affrontare, è carica di speranza fondata sulla misericordia gratuita di Dio che dà un senso a tutte le sofferenze.
Nel vangelo Gesù di fronte al dolore di Marta e Maria proclama di essere la risurrezione e la vita e chi crede, pur essendo soggetto alla morte corporale, non sarà soggetto alla morte eterna perché non sarà spezzata e distrutta la sua comunione di vita con Cristo.
La risurrezione dell’amico Lazzaro da parte di Gesù ci aiuti a piangere con chi piange per la morte di Paolo, a pregare per coloro che sono morti a causa del peccato; ci aiuti, soprattutto, a risorgere dalle nostre morti: il quieto vivere che c’impedisce di impegnarci nella ricerca del bene comune, la mancanza di coraggio nella lotta per la giustizia, l’assuefazione alla violenza, l’odio e il rancore.
La morte corporale di chi crede in Gesù non interrompe la vita spirituale di comunione con Cristo. Le parole di Gesù a Marta rappresentano un solido motivo di consolazione per tutti i credenti per i quali la morte resta ridimensionata nella sua tragicità, perché come dice il prefazio della messa dei defunti “ai tuoi fedeli la vita non viene tolta ma trasformata”.
In questa celebrazione siamo chiamati a rinsaldare la nostra fede pasquale e la nostra speranza, illuminando il mistero della morte del nostro fratello Paolo alla luce del mistero pasquale di Cristo.
Offrendo oggi il sacrificio della Pasqua di Cristo che è redenzione e grazia per tutti, vogliamo che si rinsaldi la comunione esistente fra tutte le membra del Corpo di Cristo, perché il nostro fratello Paolo ne riceva un aiuto spirituale e continui ad essere unito a noi nella carità che non avrà mai fine.
Supplico il Signore Gesù, Pastore Buono, che con il suo Spirito faccia guarire i nostri cuori feriti; prego il Padre ricco di misericordia di accogliere l’anima del giovane Paolo e di donare la consolazione della fede e della speranza cristiana a tutti coloro che sono provati dal dolore e dal lutto.
Maria Santissima, Madre dei viventi, accompagni in particolare la mamma Loredana, il padre Carlo, la sorella Giuliana, don Pietro D’Aleo, la nonna Mimma, gli zii Marcello e Francesco e tutti i parenti e gli amici di Paolo in questo cammino di consolazione, al quale io stesso – insieme a tutta la Comunità ecclesiale – mi unisco come in un grande abbraccio.
Cinisi, 26 febbraio 2020