Omelia Aspettando Pentecoste

30-05-2019

Carissimi Confratelli, carissimi membri delle aggregazioni ecclesiali facenti parte della Consulta diocesana, fratelli e sorelle amati dal Signore,

Oggi ci prepariamo alla solennità di Pentecoste, con la quale celebriamo la presenza continua e attiva dello Spirito in noi, nelle nostre comunità nella storia.

Lo Spirito è la persona che ha permesso a Gesù di entrare nella storia: incontrando Maria e la sua disponibilità ha permesso l’incarnazione del divino nell’umano.      Lo Spirito è la persona che è scesa su Gesù nel battesimo e lo ha indicato come figlio di Dio.    Lo Spirito è stato restituito agli uomini da Gesù sulla croce.  Lo Spirito ha reso coraggiosi i discepoli e li ha fatti uscire dal cenacolo, li ha spinti  ai confini del mondo.  Lo Spirito Santo, dall’intimo dei cuori, anima e plasma la comunione e la missione della Chiesa, Corpo di Cristo e Tempio vivo dello Spirito (cfr. Gv 2,21; 1Cor 2,1-11).

Nel vangelo che abbiamo ascoltato,  il «Paraclito» cioè il nostro «avvocato», il nostro consolatore , colui che ci sta   accanto  per sostenerci perché  non cadiamo, andiano avanti, e conserviamo la giovinezza dello Spirito,  viene presentato come l’accusatore in un processo che si svolge davanti a Dio e nel quale l’imputato è il mondo che si è reso colpevole di non accogliere Gesù.

L’oggetto della confutazione è in primo luogo il peccato dell’incredulità .

In secondo luogo lo Spirito «confuterà» il mondo «riguardo alla giustizia» perché Gesù che è stato crocifisso è risorto ed è stato glorificato dal Padre.

Il  Principe di questo mondo che aveva condannato Gesù,viene giudicato e condannato perché è il responsabile della sua crocifissione .

Il mondo incredulo viene condannato da Cristo giudice, ma chi crede viene soccorso da Cristo salvatore.

Gesù  ci assicura che manderà lo Spirito di verità, come il maestro interiore, che ci guiderà a tutta la Verità, riversando nei nostri cuori l’amore di Dio.

In virtù del Battesimo, tutti i membri del Popolo di Dio,  che abbiamo ricevuto «l’unzione dello Spirito Santo» (cfr. 1Gv 2,20.27), siamo ammaestrati da Dio (cfr. Gv 6,45) e guidati «alla verità tutta intera» (cfr. Gv 16,13).

Lo Spirito apre i nostri occhi su mondi nuovi che interpellano la fede: l’educazione, la malattia, la disabilità, la povertà, la giustizia, il lavoro, l’economia,la politica, la famiglia, la sessualità, l’amicizia. Non c’è nulla che sia estraneo o indifferente all’incontro con Gesù Cristo e alla vita secondo lo Spirito.

Gesù  dona  lo Spirito a noi e ci rende saldi per vincoli di amore.

Il Consolatore , che Cristo ha invocato sui suoi discepoli  perché rimanga per sempre con loro , è presente quest’oggi  in mezzo a noi , per farci godere  l’esperienza dolcissima della presenza di Gesù Risorto, per consolarci e difenderci, per guidarci e sorreggerci, per farci superare paure ed incertezze e per  farci camminare tutti insieme  sulla via della santità .

In quest’anno pastorale, pastori e fedeli, abbiamo fatto e continueremo a fare esercizi di  comunione ecclesiale, di discernimento comunitario e di sinodalità sulle priorità pastorali  della evangelizzazione, del vangelo della famiglia, della pastorale dei giovani.

La sinodalità non è  una parola magica  alla moda , che serve a rilanciare una  pastorale di conservazione che ha perso il cuore e l’entusiasmo degli inizi, né è una semplice procedura operativa, ma la forma peculiare in cui la Chiesa vive e opera. Ha detto papa Francesco nell’ultima assemblea dei vescovi italiani:”il cammini della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa nel terzo millennio”. La sinodalità è la cartella clinica dello stato di salute della pastorale della nostra Chiesa.

La sinodalità  germoglia dalla stessa vita del Dio trinitario, che vive un’infinita comunione interpersonale e si fa soggetto delle missioni salvifiche dell’incarnazione , della redenzione e della pentecoste.

Se la sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, non diventa l’atmosfera in cui si respira la comunione trinitaria, se non è un modo abituale di relazionarsi nella Chiesa,  la programmazione di qualsivoglia Sinodo è destinata  a deludere se non a fallire.

L’invito a camminare insieme significa invitare a entrare nella Chiesa pellegrina che s’accompagna alla grande carovana degli uomini, come viandanti sulla via della bellezza , perché tale è la via tracciata dal pastore “bello  che è Gesù, che vuole radunare i figli di Dio dispersi e condurli nella celeste Gerusalemme.

Il cammino sinodale è animato e consolato dallo Spirito, sotto la cui ala e nella cui forza, la Chiesa pellegrina avanza cercando il Regno «nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo» (Liturgia della messa).

La Chiesa sinodale fondata da Gesù è un “popolo di figli” e, di conseguenza, un “popolo di fratelli e di sorelle, che camminano e decidono insieme facendo ciascuno la propria parte nella comunità e per la comunità.

Papa Francesco afferma: «Penso che questa sia veramente l’esperienza più bella che viviamo: far parte di un popolo in cammino, in cammino nella storia, insieme con il suo Signore, che cammina in mezzo a noi!».

La sinodalità deve caratterizzare la vita della Chiesa in uscita che va verso la comunità degli uomini, verso le plaghe tristi della povertà vecchie e nuove  e quelle doloranti delle divisioni  e delle inimicizie.

La Chiesa come Popolo di Dio  manifesta e realizza in concreto il suo essere comunione nel camminare insieme, nel radunarsi in assemblea e nel partecipare attivamente di tutti i suoi membri alla sua missione evangelizzatrice.

Gli Atti degli Apostoli attestano alcuni importanti momenti nel cammino della Chiesa apostolica, in cui il Popolo di Dio è chiamato all’esercizio comunitario del discernimento della volontà del Signore risorto. Il protagonista che guida e orienta questo cammino è lo Spirito Santo, effuso sulla Chiesa il giorno di Pentecoste (cfr. At 2,2-3) e che continua ad essere effuso nella Chiesa.

Tutti i membri della Chiesa sono corresponsabili della vita e della missione della comunità e tutti sono chiamati ad operare secondo la legge della mutua solidarietà nel rispetto degli specifici ministeri e carismi, in quanto ognuno di essi attinge la sua energia dall’unico Signore (cfr. 1Cor 15,45), all’unico Spirito e all’unico Dio e Padre.

Nell’esercizio della sinodalità si traduce in concreto la vocazione della persona umana a vivere la comunione che si realizza, attraverso il dono sincero di sé, nell’unione con Dio e nell’unità coi fratelli e le sorelle in Cristo.[GS 24]

La dimensione sinodale della Chiesa esprime il carattere di soggetto attivo di tutti i Battezzati e insieme lo specifico ruolo del ministero episcopale in comunione collegiale e gerarchica con il Vescovo di Roma.

Questa concezione della Chiesa invita a promuovere il dispiegarsi della comunione sinodale tra “tutti”, “alcuni” e “uno”.

L’assioma della tradizione cristiana  “Ciò che riguarda tutti deve essere trattato e approvato da tutti” non va inteso nel senso del conciliarismo a livello ecclesiologico né del parlamentarismo a livello politico. Aiuta piuttosto a pensare ed esercitare la sinodalità nel seno della comunione ecclesiale.

Nella Chiesa deve valere il principio:”mai senza l’altro, mai contro l’altro, mai al di sopra dell’altro, mai all’insaputa dell’altro”.

La  circolarità tra il senso della fede   di cui sono insigniti tutti i fedeli, il discernimento operato ai diversi livelli e l’autorità di chi esercita il ministero pastorale dell’unità e del governo descrive la dinamica della sinodalità.

Tale circolarità promuove la dignità battesimale e la corresponsabilità di tutti, valorizza la presenza dei carismi diffusi dallo Spirito Santo nel Popolo di Dio, riconosce il ministero specifico dei Pastori , garantendo che i processi sinodali si svolgano in fedeltà al deposito della fede  e in ascolto dello Spirito Santo per il rinnovamento della missione della Chiesa.

In questa prospettiva, risulta essenziale la partecipazione dei fedeli laici. Essi sono l’immensa maggioranza del Popolo di Dio e si ha molto da imparare dalla loro partecipazione alle diverse espressioni della vita e della missione delle comunità ecclesiali, della pietà popolare e della pastorale d’insieme, così come dalla loro specifica competenza nei vari ambiti della vita culturale e sociale.[EG 126]

Questo implica il coinvolgimento nella vita sinodale della Chiesa delle comunità di vita consacrata, dei movimenti e delle nuove comunità ecclesiali. Tutte queste realtà, spesso sorte per impulso di carismi donati dallo Spirito Santo per il rinnovamento della vita e della missione della Chiesa, possono offrire esperienze significative di articolazione sinodale della vita di comunione e dinamiche di discernimento comunitario poste in essere al loro interno, insieme a stimoli nell’individuare nuove vie dell’evangelizzazione.

Invochiamo questa sera lo Spirito Santo  perché ci renda attenti ascoltatori delle sue ispirazioni, capaci di  fedeltà alla tradizione autentica della Chiesa e al contempo capaci  di creatività , per una rinnovata giovinezza,  per rendere operativa la partecipazione ordinata di tutti alla vita della Chiesa , allo scambio dei rispettivi doni, alla lettura incisiva dei segni dei tempi, all’efficace realizzazione nella missione a servizio del Regno di Dio.

Mons. Michele Pennisi