Carissimi Confratelli, Illustri autorità civili e militari, membri della Confraternita del SS. Crocifisso di Monreale e delle delegazioni delle Confraternite di Malta, Comiso, Grammichele, Assoro, del Coordinamento della regione Calabria, i signori. Domenico Rotella e Angelo Papini, rispettivamente Vicepresidente e Segretario della federazione nazionale delle Confraternite, fratelli e sorelle amati dal Signore,
Oggi siamo riuniti il tre maggio giorno in cui si celebrava l’antica festa liturgica del ritrovamento della santa Croce da parte di S. Elena in questo Santuario dove è venerato da secoli il SS. Crocifisso , come cimelio prezioso di fede , “ pegno” della bella eredità” trasmessa dai nostri padri, che è stata rilanciata dall’Arcivescovo Girolamo Venero nel 1625,.
In quell’anno in cui la città di Monreale, fu funestata dalla peste e dalla siccità il Crocifisso fu portato in Cattedrale dall’11 al 19 aprile. Si legge in un documento dell’epoca:”la terra fu talmente ricolma di acqua e di fecondità che per gli altri otto giorni successivi la pioggia non smise, non senza grande comune meraviglia e letizia e anche la peste cominciò a diminuire da quel giorno”.
Nella relazione della visita pastorale del 1710 sotto l’episcopato del Card. Francesco Giudice, per la prima volta che viene descritto in tutta la sua potente bellezza il SS. Crocifisso; vengono delineati con estrema precisione tutti i sette veli con i loro colori, e per la prima volta si parla di 40 uomini vestiti di bianco, che sulle nude spalle a piedi scalzi portano la Vara dorata con il SS. Crocifisso per la festa del 3 maggio.
Comprendere il valore storico e cosmico del Crocifisso non può limitarsi ad una tradizione familiare o cittadina.
Gesù nel vangelo ci fa ricordare quello che è accaduto nel deserto e abbiamo sentito nella prima lettura. È il momento in cui il popolo annoiato, che non può sopportare il cammino, si allontana dal Signore, sparla di Mosè e del Signore, e trova quei serpenti che mordono e fanno morire. Allora il Signore dice a Mosè di fare un serpente di bronzo e innalzarlo, e la persona che subisce una ferita del serpente, e che guarda quello di bronzo, sarà guarita.
Il serpente è il simbolo del diavolo che ha tentato Eva ed Adamo nel paradiso terrestre. Il serpente è quello che è capace di sedurre con le bugie, è il padre della menzogna. È il padre del peccato che ha fatto peccare l’umanità.
Il serpente di bronzo guariva perché era segno e profezia della croce di Cristo. E per questo il Signore dice :”Come Mosè innalzò il serpente nel deserto,così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo,perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna” E in un altro luogo“Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che io sono”»(Gv 8,28). E ancora «: “Quando io sarò innalzato da terra,attirerò tutti a me”(Gv.12,32).
“Gesù- ha detto papa Francesco. si è “fatto serpente”, Gesù si “è fatto peccato” e ha preso su di sè tutti i peccati. Gesù si è fatto innalzare sulla croce perché tutta la gente ferita dal peccato lo potesse guardare, perché ciascuno di noi lo potesse guardare con uno sguardo di fede.
Per questo nella seconda strofa dell’inno popolare al SS. Crocifisso di Monreale si canta:
Non ti arresti il tuo peccato,sulla soglia dell’altare/
Dall’aperto tuo costato,sgorga un’onda salutare/
Qui lavossi ogni alma rea, e più pura uscirne allor/
Ma sì pura che togliea, alla neve il suo candor.
L’unica nostra salvezza è in Cristo crocifisso, perché soltanto lui, come il serpente di bronzo significava, è stato capace di prendere su di sè tutto il veleno del peccato del mondo e dei nostri peccati e ci ha guarito , ci ha perdonato, manifestandoci l’amore del Padre ricco di misericordia.
La Croce è il fondamento della nostra speranza perchè sul patibolo della Croce c’è Gesù Crocifisso, figlio di Dio, risorto da morte.
Ma noi adulti rendiamo testimonianza del Crocifisso come fonte di speranza nella nostra vita di ogni giorno ? Se non lo facciamo come possiamo pretendere che i giovani crescano con una visione positiva della vita?
Gesù crocefisso e risorto è per ciascuno di noi, l’unica speranza della nostra vita?.
Oppure è un simbolo che sentiamo lontano, circondato magari per un giorno da una certa devozione, ma che non incide profondamente nella nostra vita?
Cristo crocifisso e risorto deve ispirare ogni giorno la nostra esistenza di cristiani, che siamo stati coinvolti attraverso il battesimo, nel mistero della morte del Signore e siamo risorti per sempre della sua resurrezione.
Un modo semplice per fare memoria di Gesù Crocifisso è quello di fare spesso il segno della croce, che il celebrante e i genitori tracciano sul ogni bambino prima del battesimo e che ci deve accompagnare in ogni momento della nostra vita.
Tutta la vita cristiana è racchiusa nel segno di croce: ha inizio con il segno di croce del Battesimo e termina sulla terra con il segno di croce della sepoltura.
Il segno della croce è una professione dei misteri principali della nostra fede, è fare memoria del nostro battesimo, è un segno che si è discepoli di Cristo, disposti a portare la nostra croce dietro di lui.
Sull’importanza del segno della croce ha insistito anche in queste settimane papa Francesco.
«Il segno della croce esprime il sigillo di Cristo su colui che sta per appartenergli e significa la grazia della redenzione che Cristo ci ha acquistata per mezzo della sua croce».
La croce è il distintivo che manifesta chi siamo: il nostro parlare, pensare, guardare, operare sta sotto il segno della croce, ossia sotto ilsegno dell’amore di Gesù fino alla fine.
Cristiani si diventa nella misura in cui la croce si imprime in noi come un marchio “pasquale” (cfr Ap 14,1; 22,4), rendendo visibile, anche esteriormente, il modo cristiano di affrontare la vita.
Fare il segno della croce quando ci svegliamo, prima dei pasti, davanti a un pericolo, a difesa contro il male, la sera prima di dormire, significa dire a noi stessi e agli altri a chi apparteniamo, chi vogliamo essere.
I nostri bambini sanno farsi il segno della croce bene? E voi, , papà, mamme nonni, nonne, padrini, madrine, dovete insegnare a fare bene il segno della croce. Insegnare ai bambini a fare bene il segno della croce. Se lo imparano da bambini lo faranno bene dopo, da grandi.
Quando facciamo il segno della croce lo facciamo bene ? Siamo consapevoli di quello che facciamo e diciamo? Ci ricordiamo che Gesù ci rivela l’amore del Padre con il dono dello Spirito Santo? La croce ci rivela il mistero di amore della SS. Trinità per questo la facciamo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Dobbiamo ancora chiederci “Come porto io la croce: come un ricordo? Come un simbolo di appartenenza a un gruppo religioso? Come un ornamento, come un gioiello da far ammirare agli altri?». Oppure «ho imparato a portarla sulle spalle ricordando quello che ha detto Gesù:” chi non prende la sua croce dietro di me non può essere mio discepolo?”.
Ognuno di noi non solo oggi ma ogni giorno guardi il crocifisso, guardi questo Dio che si è fatto peccato perché noi non morissimo nei nostri peccati e avessimo la vita eterna.
Il Crocifisso non può essere strappato, prima che dalle mura delle nostre scuole o degli edifici pubblici, dal nostro cuore, dalla nostra mente, dalle nostre spalle.
Fissando il Crocifisso e pensando alle nostre croci, ai nostri peccati oggi dobbiamo invocare da Cristo Crocifisso la grazia della conversione, del pentimento dei nostri peccati, del proposito di vivere una vita nuova.
Essere devoti del Crocifisso è essere devoti dell’amore a tutti i costi , un amore che sorprende per la sua generosa radicalità.
Nel volto del Crocifisso risplende la bellezza, il perdono e l’amore coinvolgente di quello che come “Patruzzu amurusu”.
Lasciamoci guardare dal Crocifisso e guardiamo il Crocifisso per far nostra quella sua compassione per noi stessi e per i nostri fratelli.
Preghiamo il Padre ricco di misericordia perché possiamo essere sempre veri devoti di Gesù Cristo Crocifisso, con la nostra fede, con la nostra speranza, con la nostra carità, con la nostra comunione vissuta, con la nostra testimonianza cristiana autentica per aiutare il mondo ad uscire da questo degrado terribile di umanità cui sembra condannarsi, nella misura in cui rifiuta l’immagine stessa del Salvatore Crocifisso e Risorto.
Mons. Michele Pennisi