Omelia Ordinazione Presbiterale 21 Aprile 2018

Seminaristi don Francesco di Maggio e don Andrea Palmieri
21-04-2018

Omelia pronunciata durante l’Ordinazione Presbiterale dei Seminaristi don Francesco di Maggio e don Andrea Palmieri  –  20 aprile 2018

 

Eccellenza Reverendissima,   

Cari  confratelli nel sacerdozio, fratelli sorelle in Cristo,

oggi nel clima pasquale è un momento di particolare gioia nel Signore per la nostra comunità diocesana  perché i diaconi Francesco Di Maggio e Andrea Palmieri   vengono,  attraverso l’ordinazione presbiterale , configurati a Cristo Buon Pastore .   Questa ordinazione è un grande dono per  don Francesco e don Andrea e le loro   famiglie, per le comunità parrocchiali  che li hanno generati alla fede e aiutati a maturare la loro vocazione , per il nostro Seminario Arcivescovile ,  per la nostra Chiesa pellegrina in Monreale.

Esprimo viva riconoscenza a quanti hanno curato la loro formazione nel nostro Seminario Diocesano e  nella Facoltà Teologica san Giovanni Evangelista di Palermo, nelle le comunità parrocchiali di san S. Antonio da Padova in Camporeale e di S. Anna in Pioppo che li hanno generati alla fede e aiutati a maturare la loro vocazione  e  di Maria Ss. Assunta in Carini e S. Maria d’Altofonte in Altofonte dove  stanno svolgendo il loro ministero diaconale .          Ringrazio particolarmente, i genitori Giuseppe e Vincenza Di Maggio che dal cielo partecipa a questa liturgia,Francesco e Castrenza Palmieri,  i familiari e  tutti coloro che li hanno aiutati  a corrispondere generosamente alla chiamata del Signore. Vogliamo ricordare particolarmente don Nino Licciardi, che sta offrendo per loro le sue sofferenze. Sono certo che essi continueranno a stare loro vicini con la preghiera e con l’affetto, perché  possano portare a compimento la missione che il Signore oggi   affida loro .

Mi sembra molto appropriato che la loro ordinazione avvenga alla vigilia della Giornata  mondiale di preghiera per le vocazioni che coincide con la domenica dopo Pasqua chiamata comunemente del “Buon Pastore”.

Nel vangelo  che abbiamo ascoltato Gesù afferma “Io sono il buon pastore” (Gv 10,11.14). Egli, il Signore, è il Pastore Bello che  esercita una attrattiva  sul gregge perché dona liberamente la sua vita.

In questo brano il Signore ci dice tre  affermazioni fondamentali sul vero pastore: egli dà la propria vita per le pecore; le conosce ed esse lo conoscono; sta a servizio dell’unità.

Innnazitutto : il pastore dà la sua vita per le pecore.  Gesù Cristo pasce il Popolo di Dio con la forza dell’amore, offrendo se stesso in sacrificio. Compie la sua missione di Pastore facendosi Agnello immolato. Egli dona se stesso sempre e non solo in un passato lontano. Nella sacra Eucaristia ogni giorno dona se stesso mediante le nostre mani a tutti noi.  L’Eucaristia deve diventare per noi una scuola di vita, nella quale impariamo a donare la nostra vita giorno per giorno.  Offrire la  vita è il gesto sacerdotale più grande che possa esistere. L’amore oblativo , che con l’ordinazione presbiterale assume la connotazione specifica di carità pastorale, deve diventare un valore di fondo della  esistenza sacerdotale , chiamata a conformarsi a Cristo che nell’Eucaristia  è nello stesso tempo  altare, sacerdote e vittima.

Nella  seconda affermazione il Signore ci dice: “Io conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me, come il Padre conosce me e io conosco il Padre ” (Gv 10, 14-15). Sono  due rapporti apparentemente del tutto diversi che qui si trovano intrecciati l’uno con l’altro: il rapporto tra Gesù e il Padre e il rapporto tra Gesù e gli uomini a Lui affidati. Questi rapporti portano in chi si sente afferrato e sospinto dall’amore di Cristo ad una esperienza di donazione totale, che maturerà nella comunione profonda, nella fedeltà, nella  perseveranza , nella gratuità,  nella generosità, nel sentire il profumo del popolo.   Solo se viviamo  il  nostro rapporto con Cristo e per il suo tramite con il Padre, possiamo veramente comprendere gli uomini,  andare a cercarli e trovarli,  essere aperti per le loro necessità e le loro domande. Il conoscere le pecore da parte del pastore deve essere sempre anche un conoscere con il cuore mite ed umile  di Gesù , senza legare le persone  a sé ma indirizzandole ad una relazione profonda con Gesù.

Infine il Signore ci parla del servizio dell’unità affidato al pastore: “Ho altre pecore che non sono di quest’ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10, 16). La missione di Gesù riguarda l’umanità intera, e perciò alla Chiesa è data una responsabilità per tutta l’umanità. La Chiesa non deve mai accontentarsi della schiera di coloro che a un certo punto ha raggiunto e non può ritirarsi comodamente nei limiti del proprio ambiente. È incaricata della sollecitudine universale, deve preoccuparsi per tutti e di tutti.

Cristo il pastore vero,  si distingue dal mercenario.  Il mercenario pur avendo lo stesso ruolo del pastore, non oltrepassa tuttavia il livello della professionalità vissuta in chiave utilitaristica, non conosce la relazione che arriva fino al dono della vita, non fa nulla per opporsi alla dispersione delle pecore e il risultato della sua opera si rivelerà fallimentare per le pecore che vengono rapite e disperse.Dice a questo proposito san Gregorio Magno: ” Non pastore, bensì mercenario è detto chi pasce le pecore del Signore animato non dall`amore sincero, ma dalla bramosia della ricompensa materiale. Mercenario è chi esercita l`ufficio di pastore, ma, invece di cercare il bene delle anime, ricerca i propri agi, il guadagno terreno, gli onori delle dignità ecclesiastiche e si pavoneggia alle riverenze degli uomini. (Gregorio Magno, Hm. in Ev., 14, 1-4).

Seguire Gesù Buon Pastore che offre la vita implica accogliere la persona di Gesù , ascoltarne le parole, imitarne l’esempio camminare nell’obbedienza alla volontà del Padre, attraverso un legame che sviluppa una crescita, mediante la preghiera e la testimonianza, e raggiunge la misura perfetta con le opere della carità teologale e del servizio fraterno.

Carissimi Francesco e Andrea,

Nel nome di Gesù Cristo, Buon Pastore,  voi   oggi venite consacrati presbiteri. Tenetevi  sempre aggrappati a Lui che è “la pietra che, scartata dai costruttori, è diventata testata d’angolo” (cfr Sal 117,22; At 4,11).

E’ Cristo che salva e santifica, e voi avrete parte diretta alla sua opera, nella misura dell’intensità della vostra unione con Lui.

Per mezzo della vostra bocca  Gesù Maestro continuerà ad evangelizzare ed ad insegnare , per mezzo delle vostre mani il Buon Pastore continuerà ad offrire sacramentalmente la sua vita per la salvezza del mondo, per mezzo del vostro cuore Gesù continuerà ad amare le persone attirando tutti a Sé e tutti invitando ad accogliere l’abbraccio dell’unico Padre nel sacramento della riconciliazione .  Come  Gesù Cristo  Buon Pastore  e Medico “carnale e spirituale” possiate essere pieni di gioia per ogni pecorella perduta e ritrovata e possiate curvarvi sulle sofferenze umane per annunciare la lieta novella ai poveri, per consolare  gli afflitti e dare sollievo agli infermi.

La vostra vita spirituale deve essere nutrita dal rapporto  con Cristo Capo e Servo che lava i piedi dei suoi discepoli, Pastore  e Agnello che dona la vita e

porta su di sé i peccati del mondo.

Il  vostro  esempio incoraggi, inoltre, altri giovani ad ascoltare, discernere, vivere la chiamata del Signore alla gioia, secondo le indicazioni del prossimo Sinodo dei Vescovi , che ha come tema:” I giovani, la fede e il discernimento vocazionale.

Dice papa Francesco:“La gioia del Vangelo che ci apre all’incontro con Dio e con i fratelli, non può attendere le nostre lentezze e pigrizie; non ci tocca se restiamo affacciati alla finestra, con la scusa di aspettare sempre un tempo propizio; né si compie per noi se non ci assumiamo oggi stesso il rischio di una scelta. La vocazione è oggi! La missione cristiana è per il presente! E ciascuno di noi è chiamato – alla vita laicale nel matrimonio, a quella sacerdotale nel ministero ordinato, o a quella di speciale consacrazione – per diventare testimone del Signore, qui e ora”.

Guardate  costantemente  a  Maria SS. Madre del Buon Pastore quale immagine e modello della Chiesa, che  siete chiamati a servire  in spirito di comunione col Vescovo e il presbiterio, chiedete a Lei l’umiltà e la generosità del cuore   perché il profumo della vostra vita sia gioia e sostegno dei fedeli che vi saranno affidati perché possiate cooperare ad edificare il Corpo di Cristo che è la Chiesa in popolo di Dio e tempio dello Spirito Santo.

S.E.Mons. Michele Pennisi