VEGLIA PASQUALE 2022
Quest’anno mentre celebriamo la Pasqua , non possiamo staccare gli occhi dalla Croce e da tutti i crocifissi piantati nel cuore della terra. Questa notte in Ucraina ed in altri paesi del mondo il suono gioioso di campane si accompagna con il rumore assurdo di bombe ed esplosioni devastanti e la luce pasquale fa da sfondo al buio delle guerre e delle violenze che non hanno risparmiato neanche Gerusalemme.
Proprio perché ci sentiamo immersi nella notte e schiacciati dalla prova, abbiamo bisogno di Pasqua e del suo annuncio di vita.
Dopo l’attesa silenziosa del sabato santo celebriamo la veglia pasquale, con la quale ci prepariamo al grande giorno della Resurrezione, che si diffonde nell’universo con un’esplosione di una luce senza tramonto. Il fuoco che abbiamo acceso, è il simbolo della luce di Cristo venuto ad illuminare le nostre tenebre.
A quel fuoco si è acceso il cero pasquale, che per tutto il tempo pasquale evocherà la presenza di Cristo Risorto Cristo risorto che è la luce che illumina il destino dell’umanità, liberata dalle tenebre del peccato e della morte. Al cero pasquale abbiamo acceso le nostre candele per significare che nell’incontro col Risorto siamo stati illuminati dalla luce di Cristo risorto.
Poi nella chiesa illuminata a giorno abbiamo ascoltato in un’esplosione di letizia incontenibile l'”annuncio pasquale” che celebra la bellezza unica di questa notte in cui Cristo ha vinto la morte e ci ha redenti.
Nelle letture della veglia di Pasqua la chiesa ci ha richiamato alla memoria la lunga storia che Dio ha percorso con l’umanità e col popolo d’Israele dalla creazione del mondo attraverso tutte le tappe della storia della salvezza prima di arrivare alla Pasqua di Cristo, che inaugura la nuova creazione, il nuovo esodo, la nuova alleanza.
La notte di pasqua è un messaggio liberazione dal caos primitivo nel racconto della creazione, dalla schiavitù opprimente dell’Egitto, dall’egoismo che indurisce il nostro cuore pietrificato. Questo cuore Dio per mezzo del suo Spirito lo cambia in cuore di carne capace di amare con l’amore che è dono di Dio.
San Paolo nella lettera ai Romani ci ha detto che attraverso il battesimo, sacramento pasquale, siamo divenuti partecipi della morte e risurrezione del Cristo ed è iniziata per noi l’avventura gioiosa ed esaltante dell’essere cristiani.
La Chiesa celebra il passaggio dalla morte alla vita: fa esplodere il sepolcro diffondendo l’aroma e il profumo di Cristo Risorto, l’uomo nuovo.
Nel racconto del Vangelo di Luca alle donne impaurite dall’assenza del corpo di Gesù dal sepolcro viene data una buona notizia assolutamente straordinaria da due uomini i risplendenti di luce: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui è risuscitato” (Lc 24 5b-6a). Luca menziona queste donne per nome: Maria Maddalena, Giovanna, Maria madre di Giacomo. Insiste sul fatto che è stato a loro, come persone concrete, con un nome e una missione, che è stata annunciata per la prima volta la gioiosa notizia della Risurrezione.
Ultime a lasciare il Golgota bagnato di sangue, le donne entrate in un cimitero per imbalsamare un morto, nel primo giorno della settimana, al mattino presto sono le prime a ricevere e a trasmettere l’annuncio della sua resurrezione agli apostoli. Queste donne, che erano confuse e turbate alla vista del Sepolcro vuoto tornano a riferire agli undici e agli altri discepoli ciò che avevano appena vissuto. Ma non sono state credute. “Per gli uomini ‘quelle parole parvero a loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse’ (Lc 24,11), al punto che Pietro incuriosito, corre al sepolcro e trova che la pietra è rotolata, il sepolcro è vuoto e torna indietro, pieno di stupore per l’accaduto.
Da questo stupore maturò in Pietro e negli altri apostoli, dopo le apparizioni di Cristo Risorto, la fede nella resurrezione di Cristo. Senza il coraggio di queste donne gli apostoli sarebbero rimasti rinchiusi nel cenacolo bloccati dalla delusione e dalla paura. Grazie al coraggio di queste donne il messaggio di Pasqua risuona nella Chiesa e attraverso la Chiesa in uscita permanente risuona nel mondo da venti secoli. Questa buona notizia questa sera continua a raggiungere noi che siamo presenti a questa celebrazione. La resurrezione di Cristo esige la nostra resurrezione ad una vita nuova. Gesù Cristo Risorto illumina le nostre tenebre, entra nelle tombe della nostra vita, per portarci fuori, insieme a tutte le nostre realtà mortali per dirigerle speditamente verso di Lui che è la luce del mondo.
Oggi siamo tutti chiamati a fare memoria del nostro battesimo col quale siamo morti al peccato, siamo diventati figli di Dio, abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo, siamo diventati membra vive del suo corpo che è la Chiesa. Rimanere fedeli al battesimo significa fare di Gesù Cristo il centro della nostra vita.
La novità di vita, che siamo chiamati a vivere a partire dal nostro battesimo, sacramento col quale abbiamo iniziato a partecipare alla potenza della resurrezione di Cristo, ci dà il diritto di cantare l’alleluia perché la potenza di Cristo risorto è sorgente di gioia e di pace. Nella vita nuova che scaturisce zampillante, freschissima, luminosa e profumata dalla Pasqua la nostra vocazione è che Cristo risplenda nella nostra vita.
In questa Pasqua anche in mezzo alle sofferenze e alle violenze, anche se travolti da tanti eventi che non possiamo controllare, anche di fronte ai segni di morte che ci circondano, abbiamo la certezza che Signore Gesù Cristo è vivo e presente misteriosamente nei drammi della nostra storia
La Pasqua evoca un passaggio. Non è festa per residenti, per persone sedentarie ma per pellegrini che si affrettano al viaggio verso una meta che dà senso al cammino. La differenza fra un pellegrino e un vagabondo sta nel fatto che il pellegrino, anche attraverso un cammino contorto non esente di dubbi, smarrimenti ed esitazioni, è mosso dalla speranza di arrivare ad una meta, mentre il vagabondo è uno che vaga senza sapere dove andare, ubriacato dalle fuggevoli mode del tempo. Il pellegrino non è un camminatore solitario, ma uno che si mette in cammino insieme ad altri verso una meta comune. In preparazione al prossimo Giubileo siamo invitati a vivere con uno stile sinodale come “pellegrini di speranza”
L’augurio pasquale che ci dobbiamo rivolgere gli uni gli altri è quello di essere nella nostra vita quotidiana, non ostante le contraddizioni, uomini e donne illuminati dalla luce della fede, ricolmi del fuoco dell’amore di Dio, testimoni convinti e gioiosi di Cristo Risorto speranza del mondo.